lunedì 12 maggio 2008

Scorrete lacrime...




Il tempo per chi scrive di fantascienza è un concetto malleabile, si ha la fortuna di poter gestire e ricostruire a proprio piacere i concetti di presente, passato e futuro.

Se si guarda Waking Life di Richard Linklater si può scoprire ad esempio che Philip Dick scrisse Scorrete lacrime disse il poliziotto in un paio di giorni, di getto e sotto l'effetto di droghe allucinogene.
Niente di nuovo per gli scrittori di quella generazione se non fosse per il fatto che, a distanza di pochi giorni, il nostro si trovò immerso per davvero in una delle situzioni che aveva descritto nel romanzo.


Un po' come se nel presente Dick avesse scoperto che le sue visioni del futuro appartenevano già al passato.
Se ci si riesce a capire qualcosa è pure divertente, ma rimane un retrogusto amaro, lo stesso che contraddistingue la conoscenza e l'eccesso di conoscenza nella sua essenza più profonda.

E' in questo eccesso di conoscenza misto a delirio lisergico che Dick, nel capitolo 11, parla dell'amore.
La metafora del coniglio di Emily Fusselmann per descrivere uno dei più irrazionalizzabili misteri che ci coinvolgono in quanto esseri umani è la più amara, la più cruda, la più vera, la più bella.


P.S.

...soffrire è morire ed essere vivi allo stesso tempo. L'esperienza più assoluta, più totale che si possa provare. La forza. A volte giurerei che non siamo stati creati per superare un ostacolo simile. E' troppo. Il corpo arriva quasi a distruggersi, con tutti quei sussulti, quelle contorsioni. Ma io voglio provare dolore. Versare lacrime.
- Perchè? - Jasono non riusciva a capirlo; per lui era una cosa da evitare. Appena cominciava a provarla, se la dava a gambe.
Ruth disse: - La sofferenza ti unisce di nuovo a ciò che hai perso. E' una fusione. Te ne vai anche tu con la cosa o la persona amata che scompare. In un certo senso ti dividi da te stesso e l'accompagni, fai con lei una parte del viaggio. La segui fin dove è concesso spingerti.

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